Naufragi
- Categories Blog studenti
- Date 29 Giugno 2023
Naufragi
Nella notte tra il 24 e il 25 febbraio 2023, a 100 metri dalla riva calabrese di Steccato di Cutro, naufraga un barchino stracarico di profughi provenienti da Afghanistan, Pakistan, Siria, Palestina.
Nei giorni successivi il mare restituirà 94 corpi di uomini, donne, adolescenti, bambini.
Le studentesse e gli studenti della PRIMA ELLE hanno celebrato le vite di sei di loro, cercando di immaginarne sofferenze e speranze attraverso le parole dei poeti. Li hanno chiamati per nome, per riscattarli dall’oscena definizione ministeriale di “carico residuale”.
Sofia Brazzoli, Giulia Ferrari, Martina Manzari, Arianna Ramaglia
Mare, che benigno accompagnavi
i miei sogni, ora mi sei vivo assillo
come l’amara guerra che ancora
questa mia terra senza sbocchi strema.
Il cugino Alidad, attraversati
i Balcani nascosto in un rimorchio,
ci scriveva da Trento di Talete,
che l’acqua diceva essere ἀρχή
di tutto. Ma non di me, ora che
una corrente profonda mi spolpa
in bisbigli, (1) in questo mare che pure
d’Odisseo fu // e fuga per Enea.
O straniero, se di me vuoi sapere,
io sono Atiqullah Khalili, di anni
diciassette, afghano, annegato a Cutro.
Giulia Baisan, Benedetta Caregari, Benedetta Nucci, Sofia Siniscalco
Arabzadeh Mohammad Esagh e
Arabzadeh Jomgh Gol
fuggiti insieme dalla mite Smirne
a inseguire speranze con gli anelli
al dito lungo il mare color del vino
che giorno e notte fino alle ultime onde
fino alla sesta alba li sospinge
poi capovolge travolge i respiri
i corpi sommossi dalle correnti
deposti a questa quieta spiaggia e attonita.
Alla cancellata del Palasport
di Crotone stipato
di bare appesa col nastro adesivo
una foto li ritrae insieme.
Laura Di Chio, Maryll Pangilinan, Beatrice Puzzo, Francesco Salernitano
L’acqua mi riempie la bocca le nari
entra dagli occhi sbarrati bruciati
dal sale e a nulla vale se ripudio
le onde o in esse sprofondo
portato in braccio dalla corrente, io
morto e voi mai vivi: (2) che non vi fate
devastare dal dolore, e a guardare
quei corpi a terra senza più calore
neanche provate un po’ di dispiacere. (3)
Ma lo stesso una tomba io vi chiedo
e su di me così scriverci sopra: (4)
«Il mio nome era Kenan Shakoori,
ventisei gli anni, a Kabul venditore
di smeraldi, annegato
su questa vostra riva
io sono ora la mia destinazione.»
Viola Mansani, Eleonora Mastrorilli, Vera Vitali, Giosuè Schirripa
Non so perché in quest’ora
penso al mio sposo, il maestro
ucciso all’ombra di un pruno (o era un pino?),
amato a quella luce incerta ch’è
di giovinezza ma da cui nascesti
tu, bambina, e ti chiamammo Lialuma,
perché sei la luna riflessa sul mio scudo,
tu, mia difesa, che attraversasti questo
mare viola prima di me audace.
Ed io ora ti raggiungo sulle tue ali,
e ho dei regali per i miei nipoti
biondi come lui, il tuo germano sposo.
Ma sta piovendo a spilli
e tu l’onda che si versa profonda
sui tuoi capelli non avverti, (5)
Gul Makai Barikzai, anche a noi sorella
e madre.
Giovanni Cerioli, Bianca Guardigli, Bianca Serena, Linda Vismara
Dagli ultimi riflessi del deserto
cavalco scirocco che spira amico
all’infinito volgendo parole.
Pensate ora il lungo attraversare
quel deserto che porta al mare
lasciare il luogo della giovinezza
dov’è possibile qualunque certezza
mirando un orizzonte che si estende
ma senza mai riuscire a raggiungerlo.
Pensate ora i tonfi densi delle onde
la povera barca che si ribalta
pensieri e corpi rovesciati, povere
cose che il mare accoglie urlando forse
di dolore. E la luce si scolora
e l’onda che cullava ora sgomenta.
Si dimena e cerca tregua ogni suo
respiro al cielo ma un’eco d’acqua
gli ritorna, come velo lo avvolge
che s’increspa. E reca morte.
Sprofonda Omar Mansour e con lui la notte.
E ora piove su quei corpi freddi e
scialbi, piove su quei rottami e i resti,
piove sulla voragine del sogno
su una sepoltura senza lacrime,
mentre uno stormo sta migrando quieto
verso Sud.
(1) Cfr. T. S. Eliot, The waste land, IV (Death by water), 4-5: «A current under sea / picked his bones in whispers».
(2) Cfr. Dante, Inferno III, 64: «Questi sciaurati, che mai non fur vivi».
(3) Cfr. Franco Battiato, Povera patria: «Questo paese devastato dal dolore / Ma non vi danno un po’ di dispiacere / Quei corpi in terra senza più calore?».
(4) L’“epigrafe” è appunto lo scrivere sopra (ἐπι-γράφειν).
(5) Dal cosiddetto Lamento di Danae, del poeta Simonide (fr. 13D, 13-15; 38P, 11-13): ἅλμαν δ’ ὕπερθεν τεᾶν κομᾶν βαθεῖαν / παριόντος κύματος οὐκ / ἀλέγεις.