Cogito, ergo manifesto
Ἐρωτηθεὶς τί κάλλιστον ἐν ἀνθρώποις, ἔφη, “παρρησία”.
Interrogato su quale fosse la cosa più bella per gli uomini, disse “la libertà di parola”.
Diogene di Sinope, da “Vite dei filosofi” di Laerzio
A tutti noi classicisti è stato ripetuto ad oltranza che questa scuola, fondata su un percorso di tipo umanistico, mira a darci soprattutto una capacità di critica e di giudizio forse non così presente nelle altre tipologie di scuole.
Ed è proprio appunto seguendo il metodo di analisi critica appreso in tutti questi faticosi anni, che ora vorrei concentrarmi su questo punto: la capacità di manifestare il proprio pensiero libero, autonomo e svincolato da pregiudizi, che avremmo dovuto imparare ad attuare in tutti gli aspetti della nostra vita.
Purtroppo però spesso nella realtà dei fatti questa tanto invocata e vantata nostra virtù viene al contrario messa sotto accusa e ostacolata. Certe volte perfino nella nostra stessa scuola, in quello che dovrebbe essere un ambiente educativo, volto al rispetto e alla formazione della persona.
In questi casi viene a mancare quello scopo ultimo che cinque anni di studi classici, fondati sullo studio dell’uomo nella sua interezza e complessità, ci hanno fatto apprezzare ed amare; e ciò lascia un retrogusto veramente amaro.
A questo proposito vorrei ricordare due documenti:
- L’Articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948:
“Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non esser molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”
- La prima parte dell’Articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
Essi ci ricordano che il diritto di un individuo (chiunque egli o ella sia quindi, a prescindere se studente, personale ATA, professore) di manifestare la propria opinione, non può né deve essere minacciato e che per lo stesso l’individuo non può esser molestato.
Attenzione: qui non si sta parlando di convinzioni superficiali o effimere; si sta intendendo invece l’Opinione, ovvero quella forma di pensiero ben ragionata e argomentata presente in tutti noi in quanto esseri pensanti (è bene ricordarlo: non tutto quello che passa per la testa si può definire come tale; esso deve prima passare sotto un attento processo di autoesame e di confronto con fonti esterne, altrimenti si rischia di cadere in una visione acritica ed integralista dell’autodeterminazione dell’individuo, il che andrebbe a scapito della collettività). Essa implica una presa di posizione e un’assunzione di responsabilità se posti davanti a quesiti che la interpellano.
Ovviamente a opinione ragionata si risponde con opinione ragionata, sempre nell’ottica del civile dibattito, ma i suddetti documenti e quello che dovrebbe essere il comune senso civile escludono nettamente la molestia e la persecuzione a seguito della manifestazione di un’opinione.
So che da parte di una semplice studentessa ad alcuni potrebbe sembrare un discorso esageratamente pesante ed allarmista, ma ciò che mi è rimasto impresso dai numerosi esempi del passato che abbiamo affrontato è il fatto che non è tanto l’iniziativa e la volontà di alcuni a determinare le tragedie della storia, quanto la passività e l’indifferenza, il lasciar fare ad altri senza davvero informarsi o interrogarsi personalmente.
Perciò conoscete, pensate, dibattete, manifestate! Non siate timorosi di alcunché, perché in realtà l’unica cosa che bisogna davvero temere è l’indifferenza.
“Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.”
Antonio Gramsci
Irene Correra