Consolazioni
- Categories Blog studenti
- Date 29 Giugno 2023
Consolazioni
Tra i doveri dell’amicizia c’è quello di consolare: così c’insegna Catullo (cc. 38, 68, 96), e così hanno fatto le studentesse e gli studenti della PRIMA ELLE, nell’annus scholae 2022-2023.
Cara Martina, piangi nella notte
colui che più da te farà ritorno
la sua mano gentile e quella voce
un po’ incrinata che ti cullava
prima di dormire e il sorriso che era
sole anche se pioveva.
Tu piangi ma non devi e
se non lo tocchi e non lo vedi è solo
perché s’è impresso in te, ne sei il sigillo,
Martina cara, pegno
d’amore, figlia di figlia.
***
È buio ormai, la mamma sta dormendo,
papà sempre lavora?
Fa freddo, sai, se la coperta non è
rimboccata, se mancano
carezze e le parole che si dicono
ai bambini quando è ora
di dormire e hanno paura
del buio. Ma a te non una lacrima
riga la graziosa guancia: è il loro
insegnamento. Così ti faccio io
dono del mio pianto e ti tengo al caldo,
Giulia, anima mia.
***
Amico, ti scrivo per consolarti
della vita che lì fuori è così
dura e più ancora senza un padre.
E se ora l’estate sta arrivando
e tu partendo, non fare che il tempo
si porti via i ricordi e la mancanza.
***
La casa è sempre vuota, c’è silenzio
e tu ti senti sola nel tuo letto
nuda in questo mondo che ti è stretto.
La fame non ti sfiora
i pensieri più dei cibi ormai leggeri.
Conti i chili e i grammi
nella speranza che qualcosa cambi
fumi sigarette per consolarti
o per guarire queste tue ferite
di corteccia impaurita.
E se chi t’ha nutrita non ti vede
guardami, poggia il tuo
viso qui, sulla mia spalla, e piangendo
riporta tutto a galla.
***
Mi manca dire tuo nome
Che bello sarebbe tornare indietro
in quelle calde giornate assolate
aspettarti… Ma non riesco a vederti
solo i tuoi tagli profondi ai polsi
le pastiglie rovesciate sul letto.
Il resto sfuma, indefinito è
il motivo, amica, e breve il tuo ricordo.
Oh, come tutto sembra andare veloce!
E come in questo andare
mi manca dire il tuo nome!
***
Vorrei consolarti, Simòn, che sei
partita dai vigneti dell’Alsazia
per dimenticare qui un passato
di desolazione e invece hai perso
un figlio e non te ne fai una ragione.
E vorrei rivederti come quel
giorno, quando ti appuntavo su un foglio
gli ingredienti della focaccia e tu
mi sorridevi.
***
Piangi, piangiamo tutte
le tue lacrime, che con sé si portino
via questo tuo dolore, e
quel ch’è fatto consideralo fatto.
Io sono con te anche se non capisco
ogni cosa, voglio starti accanto:
piangi con me, abbracciamoci in silenzio
e pensa che domani andrà meglio.
***
A Manuela
E se questa brezza di primavera
che avanza dal mare potrà alleviare
l’inverno, Manuela, il tuo dolore,
sarà come tornare un po’ bambine.
***
Vederti soffrire mi spezza il cuore
ma eccomi, ti ascolto, perché l’amore
è anche questo, cara Emma.
Così non coltivare il tuo rancore
ma fai fiorire il giglio e la rosa
nel tuo sguardo e zampillare la fonte
dove poter guardare quanto sei
bella. E non devi fare
nulla di bizzarro, solo amare
anche il più piccolo dei gesti, anche
chi occupa i tuoi sogni e ti fa persino
cantare. Però non dimenticare
che tue sono le parole, tu sei
il sogno e la canzone.
***
Cara per sempre Alice, parlàndoti
guardavo i tuoi occhi cerulei spenti
il tormento dei pensieri, quella pena
che ti scavava il corpo.
Ma ora dopo anni sorridi senza
maschere e riesci a mangiare un po’
di pane, a vivere. La nonna, tuo
rifugio, è così fiera di te!
***
Da quando è andata via
dici di dover fare terapia
ma se lei ora dovesse tornare
sempre tu dici di voler scappare.
Quindi smettila di essere triste
dimentica questa angoscia che insiste
e che ti fa così tanto amaro!
***
Quando hai iniziato a vacillare
a delegare scelte
e slanci dal tuo effimero
riparo, dove tutto appare vano?
Ah, se tu ti vedessi
consumarti, soffocare il canto!
E allora su, prendiamoci
per mano, amica mia,
è tempo ormai di guardare avanti,
ci aspetta l’avventura della vita,
rompiamo adesso insieme questo specchio,
creiamo noi l’immagine riflessa.
***
Non piangere così, o mia diletta!
L’amore di tua vita ti deluse
i baci di miele sono sfioriti
in pomeriggi senza scopo, senza
palpiti o un sospiro d’amore, muto
il petto ora di altri.
Ma non cercare vendetta al tuo cuore
straziato: a te sicuro porto sempre
siano gli amici, rifugio d’amore.
***
Continui a dire che soffri
e che nessuno vuole starti vicino
ma i tuoi lamenti li decidono altri.
Allora cerchi soccorso ma come
posso se neanche le tue mani riescono
a scrivere il dolore?
Perciò non rimproverarmi perché
non so ora più dirti nuove parole
e meste come quelle di Simonide.
È vero, la poesia non muta nulla
e nulla è sicuro, ma prova a scrivere.
***
Tutte le mie parole
quando provo a rispondere a te
appaiono vane
e io mi sento piccola e tu una montagna
che non si può scalare
mi parli di strapiombi
di sprofondare giù
tra la terra e i sassi
hai già pensato i dettagli
il precipizio è un rifugio allettante
dove trovare un po’ di pace, dici,
e io per te vorrei essere mare, penso,
per accoglierti senza
farti annegare.
Poi con le mani magre e confuse
mi hai chiesto
come si fa
a imparare
non lo so ma tu hai un dono
o una croce
vedi cose
ai dormienti ignote
il problema è la corsa veloce
la superficie senza
sostanza, stare a galla
essendo solo se
si è visti. Io lo so!
Ma lo stesso ti dico
non farti più la guerra
fìdati del vento
e del tuo essere fragile.
***
Francesca, su, respira,
lascia correre senza
rincorrerli i pensieri,
il tuo dolore.
E se ti concedi lacrime
quando nessuno vede
e l’angoscia ti opprime,
condividi con me
il tuo dolore
e per favore, parlami
***
Proprio tu che sempre mi hai protetto
insegnandomi i sogni
stai soffrendo, lo vedo,
ferita su ferita
la vita.
Ma non temere, amico
mio (e non de la ventura),
di rimanere solo.
Tu mi hai dato il cuore, ora
ecco, prenditi il mio.
***
Piangi per il tuo usignolo ma
non devi essere triste, amica mia.
Ricordati del suo canto gioioso
quando il sole sorgeva ogni mattina
quando ti si posava sulla mano
anticipando il tuo sorriso e il canto.
***
A te perché a lungo sei stata in pena
da me, causa di tua preoccupazione.
Spero che tu me l’abbia perdonato
che il tuo dolore non sia più comune
a questo mio.
Nel nuovo capitolo oggi iniziato
l’amore materno resta invariato
e se mi vuoi bene ancora e anzi il doppio
allora sono salva dalla selva
da questa belva
della perduta innocenza, o mia guida,
perché ci hai creduto con pazienza.
Che questo carme ricordi la tua forza
e scacci i brutti pensieri. Non soffrire
per ciò che è stato ieri:
quel che abbiamo passato ci rafforza.
***
Quell’ombra nera mugugna ingombra
sembra quasi vera in carne e ossa
e muta siede nella cuccia rotta.
Ma dimmi almeno: tu la senti ancora?
Chiedi un carme in memoria,
la testa canuta che non ricorda.
E allora eccolo, ascolta:
entra in casa, le zampe tintinnano
sul pavimento di pietra. In veranda
la ascolti dormire, digrignare
tra i denti il fiato, il sole l’accarezza
viola. La senti ora?
E nel ricordo io così la vedo,
e ti siede accanto.