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       Anonimo. Orchestra Rapaport, 
      Polonia, anni ’30.
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       Fotografo ufficiale di 
      Mauthausen. Ritorno al campo di Hans Bonarewitz dopo un tentativo di fuga. 
      Per scherno viene accompagnato da un’orchestrina di detenuti. 29-30 luglio 
      1942.
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       Anonimo fotoamatore. Ragazzini, 
      Polonia, primi anni ’30.
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       Fotografo del Servizio di 
      Identificazione di Auschwitz. Ritratto segnaletico di una bambina inserita 
      nella categoria "Politici polacchi".
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       "Schiavi di Hitler" ripresi nel 
      maggio-luglio 1944 a Dora (Buchenwald) in un’officina sotterranea 
      dell’Industria Militare del Reich dove lavoravano al montaggio di parti 
      delle V2. Il servizio, commissionato dal ministro per la produzione 
      bellica Albert Speer, è a colori in Agfacolor (diapositiva inventata in 
      Germania nel 1932) ed è realizzato da Walter Frent fotografo ufficiale, 
      nazista di provata fede e collaboratore di Leni Riefensthal. Si nota 
      l’atmosfera ordinata.
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       Georges Angéli. Buchenwald, 
      giugno 1944. Fotografo francese, subito dopo essere internato fu assegnato 
      al reparto fotografico godendo in tal modo di notevoli vantaggi. 
      Realizzava foto di identificazione, riprese del campo e delle sue 
      trasformazioni, sviluppava e stampava foto personali dei soldati SS. 
      Lavorava con 2 soldati tedeschi e una decina di detenuti (un Testimone di 
      Geova, un polacco, alcuni tedeschi antinazisti internati da anni fra cui 
      uno solo esperto in fotografia). Una domenica prese una macchina 
      fotografica amatoriale custodita in una scatola con altre da riparare, 
      l’aprì, pulì l’obiettivo e si procurò due rulli 120 da una confezione 
      sostituendoli con due bobine di carta arrotolata. Avvolse l’apparecchio in 
      carta da giornale e girò per il campo con la macchina sotto il braccio o 
      tenuta sullo stomaco. Da quella posizione non si poteva inquadrare e 
      nonostante l’esperienza, delle 16 foto disponibili nel formato 6x9 solo 12 
      furono buone. Essendo domenica quasi non c’erano SS ma il rischio era 
      altissimo: le foto sono riprese da lontano perché non si potevano fare 
      primi piani (3 mt – infinito). Tutto fu poi messo in una scatola di latta 
      assieme alle foto doppie ristampate da quelle che gli venivano fatte 
      stampare e lui considerava compromettenti per il regime. I rullini furono 
      sviluppati dopo la liberazione in Francia ma trovati poco interessanti da 
      coloro cui Angéli le fece vedere.
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       Rudolf Cisar, Dachau, primavera 
      1943. Con l’aiuto della moglie di un lavoratore esterno che poteva quindi 
      entrare e uscire dal campo si fa arrivare medicinali e una fotocamera con 
      pellicola con cui scatta delle fotografie di nascosto destinate 
      all’ambasciata sovietica di Stoccolma per denunciare quanto avveniva nel 
      campo.
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       Membro non identificato della 
      resistenza polacca ad Auschwitz. Prigioniere fatte spogliare prima di 
      essere condotte alle camere a gas, agosto 1944. Questa fotografia e le due 
      seguenti (che mostrano le pire su cui bruciano i cadaveri dei detenuti 
      uccisi nelle camere a gas) fanno parte di una sequenza di quattro immagini 
      realizzate da un gruppo di cinque detenuti. A Birkenau nel 1944 venivano 
      uccise 20.000 persone al giorno, così la resistenza polacca decise di 
      documentare tutto. La fotocamera 6x6 fu introdotta nel campo o forse 
      trovata fra i bagagli degli internati e fornita di uno spezzone di 
      pellicola. Fu danneggiato un pezzo del tetto della camera a gas per dar 
      modo a una squadra di operai di ripararlo: durante i lavori fu introdotto 
      l’apparecchio nella camera a gas e nascosto in un secchio. Il fotografo 
      scatta dall’interno della camera a gas attraverso la porta socchiusa e, 
      non potendo mirare, lo fa con la mano tesa verso il basso. La prima foto è 
      stata forse scattata per errore, è storta e si vedono solo le betulle (Birken), 
      le altre sono un po’ sfocate ma precise (furono poi ritoccate ma era un 
      errore, le donne sembrano più giovani ed è pronta l’obiezione che queste 
      in genere non venivano subito uccise). L’operazione dura in tutto 20 
      minuti, poi la fotocamera passa di mano in mano ed esce dal campo.
 
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      Lee Miller, 20-25 aprile 1945. Klaus Hornig, kapo’ di 
      Buchenwald, fa per scherno il saluto hitleriano dopo essere stato 
      arrestato. 
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      Lee Miller. Guardia SS morta 
      nel canale di Dachau 20 aprile 1945. 
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      Margaret Bourke-White, aprile 
      1945. Sopravvissuti a Buchenwald. 
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      Margaret Bourke-White, aprile 
      1945. Cadaveri di detenuti su un carro. 
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      George Rodger. Due sopravvissute 
      a Bergen-Belsen 20 aprile 1945. 
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      George Rodger. Ragazzino 
      sopravvissuto a Bergen-Belsen. 
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      Eric Schwab, aprile 1945. 
      Buchenwald: foto di un detenuto morente. 
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       La foto precedente utilizzata 
      come copertina di una rivista del 1945.
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      La stessa foto utilizzata nel 
      1945 su un giornale, nel 1979 come copertina di un libro e su un 
      manifesto del 1997. 
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