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 | Una proposta per ricordare e ri-cordarci in occasionedella Giornata mondiale della Memoria 2004
 "La deliberata negazione della verità fattuale- la capacità di mentire - e la possibilità di cambiare i
 fatti - la capacità di agire - sono interconnesse: devono
 la loro esistenza alla stessa origine, l'immaginazione"
 Hannah Arendt "L'affermazione ricorrente che i selvaggi, i negri, igiapponesi somigliano ad animali, o a scimmie, contiene
 già la chiave del pogrom"
 T. W.Adorno La menzogna e l'animale possono paradossalmente dire la verità 
dell'uomo oggi, nell'età della tecnica che si è dischiusa ad Auschwitz?Jakob il bugiardo è il protagonista di un romanzo ambientato nel 
1943, nella Polonia occupata da nazisti, durante la grande mattanza hitleriana.
 Ai prigionieri del ghetto di Lòdz, che credono che lui possieda 
una radio in grado di annunciare l'arrivo dei liberatori, Jakob dona la bugia 
che li aiuterà a restare uomini,salvandoli dallo sconforto e dalla disperazione. 
Qui il coraggio della menzogna diviene la strategia di chi ha tutto da perdere e 
nulla vuol guadagnare, tranne la dignità che gli spetta.
 Jakob usa la bugia per «dire no», per protestare e ribellarsi, 
per far valere una verità critica contro il mondo «che c'è», inventando il mondo 
«così come dovrebbe essere».
 I concetti di bugia, verità e libertà rinviano dunque l'uno 
all'altro e interagiscono coi campi del sapere e del potere ma anche con i 
mascheramenti e gli autoinganni che costituiscono la nostra stessa identità 
nelle rappresentazioni che ce ne diamo. Nel corpo e nello spirito.
 Non a caso il carattere metaforico dell'assimilazione alla 
bestia del diverso si è rivelato un momento essenziale della strategia di 
decostruzione dell'unità del genere umano, fino a trattare tipi di creature come 
mero materiale e merce di consumo.
 Ad Auschwitz si è realizzata la più assoluta demolizione 
dell'uomo che si sia data sulla terra.
 Settimane  e mesi prima di spegnersi le vittime, i 
sommersi, "avevano già perduto le virtù di osservare, ricordare, commisurare ed 
esprimersi" (P. Levi).
 Ridotti a cadaveri ambulanti, abbandonati dai loro stessi 
compagni, erano privi di speranza.
 Come in Galline in fuga il pericolo non è tanto nell'uscire 
fuori dai recinti custoditi da terribili cani, ma ciò che accade dentro il 
pollaio-Lager. Il sogno della gallinella Gaia, una sorta di Mosè oviparo, è 
una fuga collettiva. Non le basta scappar via da sola. La sua libertà si declina 
solo al plurale; per questo dovrà però vincere le resistenze "culturali" delle 
sue colleghe, oramai rassegnate alla sconfitta.
 Due film per discutere la Krisis della modernità mercoledì 28 gennaio Galline in fuga di Peter Lord e Nick Park 
(2000) Da definire                 
Jakob, il bugiardo di Peter Kassovitz (1999) Dalle 14.00 alle 17.00 A cura di Guido Panseri e degli studenti della II F
     Milano, 23 gennaio 2004     |  |