La moneta virtuale
Nei prossimi anni l’economia mondiale potrebbe subire un grande cambiamento; In futuro il tradizionale sistema bancario potrebbe essere sostituito da un’innovativa struttura economica internazionale basata sulla creazione di una moneta virtuale ed eventuali piattaforme ad essa collegate. È sempre più recente, infatti, il fenomeno di proliferazione delle Fintech, start up tecnologiche specializzate in trasferimenti di denaro utilizzate da alcune società per il controllo delle attività finanziarie e delle transazioni economiche. Inoltre le più grandi multinazionali e i più grandi e-shop come Facebook, Amazon, Apple, Google o la piattaforma cinese Alibaba, contando su ingenti risorse finanziarie e immensi bacini di utenti fortemente fidelizzati, stanno progettando di ottenere una licenza per l’emissione di una moneta elettronica e servizi di pagamenti. È bene precisare che questa licenza non abilita ad effettuare un servizio bancario totale con depositi online o altro, attività peraltro soggetta a diversa autorizzazione, bensì identifica un primo passo da parte delle società verso un settore di servizi finanziari online con spazi di crescita ben più ampi. Secondo una recente statistica di Accenture circa un terzo dei 33 mila interpellati sarebbero interessati a spostare il proprio conto bancario su Facebook, Google o Amazon nel caso in cui venisse loro offerta questa proposta. Come afferma Piercarlo gera, Senior Managing Director di Accenture “Se consideriamo la capacità di penetrazione del mercato dei soggetti più giovani e il forte legame con i clienti, è facile immaginare quanto un eventuale loro ingresso nei servizi bancari e assicurativi possa essere pericoloso per gli istituti tradizionali”. Tuttavia non si prevede un’ulteriore evoluzione da parte di Google o Amazon tale da strutturarle come vere e proprie banche, ma un passaggio da uno scenario B2C (Business to Consumer) a uno C2B (Consumer to Business), in cui è il cliente a scegliere con chi relazionarsi e da chi acquistare. Un altro fenomeno che ha recentemente subito una crescita esponenziale è quello dei finanziamenti P2P (peer to peer), prestiti gestiti tra creditore e debitore mediante piattaforme online che mettono in comunicazione le due parti senza il coinvolgimento di alcuna banca. Quest’attività, potenzialmente pericolosa per le banche tradizionali, poiché priva del ruolo di intermediazione, ha un rischio di insolvenza che rimane sotto la responsabilità del solo creditore. Inoltre quello dei social media è un habitat molto favorevole allo sviluppo di questi flussi finanziari. Questi processi sono facilmente associabili al recente incremento del valore e dell’utilizzo del Bitcoin, criptovaluta creata nel 2009 che trova sempre più spazio nelle attività finanziare virtuali. Oggi, attraverso particolari algoritmi, il sistema è in grado di dividere una somma di denaro in un alto numero di prestiti e di gestire investimenti istantaneamente, diminuendo la percentuale di rischio e senza ricorrere all’uso di carte di credito. Questo sviluppo identifica un’alternativa al conto corrente affidato alla banca. Come avviene anche nelle transazioni di bitcoins oggi, con il diffondersi di questi sistemi innovativi, si prevede, nell’ambito del settore bancario, una progressiva disintermediazione. Alla luce dei questi fatti è evidente che le procedure in ambito economico nel mondo futuro costituiranno non solo un metodo di pagamento virtuale ma anche una totale sostituzione dei liquidi.
Alessandro Lanza, Federica Monti, Loris Catizzone, Francesco Distefano