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 Al frettoloso passante che percorre la piazza del Duomo di
      Milano bisognerebbe chiedere di soffermarsi davanti ad un edificio simbolo meneghino, di
      fronte alla prima, da sinistra, delle cinque porte bronzee. Ne trarrebbe motivo di
      riflessione sulle tristi vicende che sconvolsero la vita degli ebrei italiani a partire
      dalla emanazione delle leggi razziali del 1938. 
        
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           Arrigo Minerbi, Porta dell'Editto di Costantino
 Milano, Duomo. Particolare della firma e della data.
 |  E la porta delleditto di Costantino e Licinio del 312,
      eseguita dallo scultore israelita Arrigo Minerbi, la cui vicenda si intreccia con gli
      effetti discriminatori che le leggi razziali imposero, costringendo un attivissimo e
      prolifico scultore a sospendere e dilazionare in un lungo arco temporale la conclusione
      dei lavori.Per ironia della sorte il tema della discriminazione è affrontato proprio nella prima
      porta del Duomo di Milano, che illustra le vicende della diffusione e della persecuzione
      che subirono i primi cristiani in questa città romana che fu anche capitale
      dellimpero.
 Singolare è il fatto che la commissione sia stata assegnata ad un artista di chiara e
      nota origine ebraica, che non ha mai rinunciato alla propria identità.
 
       Ancora più paradossale il fatto che al centro della porta campeggi leditto di
      tolleranza, ribadito a Roma nel 313 da Costantino dopo la vittoriosa battaglia a Ponte
      Milvio contro Massenzio, quelleditto che proclama "lecite" le professioni
      di fede di tutte le religioni nellimpero romano:
 
 
        "
essendoci incontrati a Milano io Costantino
        Augusto e io Licinio Augusto abbiamo giudicato che fra tutti gli atti giovevoli agli
        uomini ed ossequiosi verso la divinità questo bisognasse compiere prima di ogni
        altro:" / "dare ai cristiani e a tutti piena libertà di seguire ognuno la
        religione che voglia affinché quanto è divino nella sede celeste si rivolga placato e
        propizio a noi e a tutti i nostri sudditi - Editto CCCXIII". 
      
        |  Fotomontaggio della parte centrale del portale, col
        testo dell'editto di tolleranza del 313 d.C., emanato a Milano da
 Costantino e Licinio. Il testo, in italiano, è quello riportato qui sopra.
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      Commissionata nel 1937, senza concorso e su invito personale,
      la porta venne completata e firmata un decennio dopo: fu inaugurata il 5 giugno 1948. Pur
      con linterruzione dovuta alle persecuzioni razziali, il contratto venne firmato il
      19 gennaio 1944 in piena guerra e in pieno regime della Repubblica di Salò.Sebbene sia un episodio minore, sostanzialmente incruento, e non certo "eroico"
      della storia dellarte, conferma i rischi e implicazioni negative del privare della
      libertà gli individui e di impedire in particolare il manifestarsi della creatività
      artistica. Arrigo Minerbi non avrà realizzato un capolavoro come la "Porta del
      Paradiso" di Lorenzo Ghiberti del Battistero di San Giovanni a Firenze e non ci
      troviamo nemmeno di fronte alle complesse vicende del concorso del 1401, sempre a Firenze
      e sempre per una porta bronzea (la seconda, un tempo Est, sempre di Ghiberti).
 Tuttavia Arrigo Minerbi aveva ricevuto direttamente lincarico da una commissione
      della Curia per la fama che si era conquistata nel panorama artistico del tempo per
      lonesta e sincera attività svolta, appassionata e tecnicamente ineccepibile. Aveva
      realizzato importanti opere per personaggi famosi: il ritratto dellattrice Eleonora
      Duse; la maschera funebre di Gabriele DAnnunzio e il monumento funebre
      che Gabriele DAnnunzio aveva voluto per madre a Pescara, opere in cui si può
      cogliere la sua capacità di commuovere il duro marmo e lalgido metallo, con un
      linguaggio neopurista quattrocentesco toscano.
 Si tratta di una rustica poesia scultorea, permeata di sentimento tardoromantico e robusto
      realismo neoprimitivista che precede gli esiti del movimento Novecento voluto e coordinato
      da Margherita Sarfatti. Minerbi però non indulge a riflessioni simboliste e rifugge dal
      decorativismi Liberty e Decò.
 
        Egli attinge fin dagli esordi alle fonti dei maestri toscani rinascimentali, che lo hanno
      educato ad un linguaggio formalmente rigoroso, in equilibrio tra il rude realismo di
      Donatello e le morbide eleganze di Desiderio da Settignano. Lincontro con la grande
      scuola scultorea lombarda, esemplificata dai lapicidi e scultori della fabbrica Duomo e
      rivitalizzata tra 800 e 900 da grandi protagonisti quali Medardo Rosso, Adolfo
      Wildt e soprattutto Alberto Martini, ha sollecitato Minerbi in direzioni più aggiornate e
      accresciuto la consapevolezza dei propri mezzi espressivi.
 Nella sua relazione di presentazione, Arrigo Minerbi così descrive quella porta
      delleditto di Costantino che si appresta a realizzare: "Nella zoccolatura della
      base i sei primi Vescovi di Milano fino allEditto (Anathalo, Caius, Castrilianus,
      Calimerus, Mona e Mirocles). Nella verticale di centro, in dieci piccole nicchie
      sovrapposte, sono riassunte in breve sintesi le persecuzioni dei primi secoli 
Sempre
      procedendo dal basso in alto, in quattro riquadri le prime leggende di Milano cristiana..
      A metà della Porta, una pausa: lEditto. Poi 
 in sei successivi riquadri è
      descritta la liberazione 
(infine nel centro in alto): Costantino 
"
 
       Il clero milanese, che aveva promosso la committenza a Minerbi, durante la seconda guerra
      mondiale lo ha evidentemente difeso dalle ingerenze autoritarie del nazifascismo, della
      Repubblica di Salò e delle persecutorie leggi razziali. Non si tratta qui di definire se
      sia stato difeso Minerbi e il fatto di averlo scelto per tale commissione. Finita la
      guerra, con il ritorno alla normalità, Minerbi venne "moralmente risarcito" con
      la conclusione dellopera e rimane il fatto che quella porta emana ancora un chiaro
      ed esplicito messaggio di tolleranza.
 Si mediti sulla storia milanese: Costantino e Licinio, prima di Ambrogio e da una delle
      capitali dellImpero, avevano voluto che fosse sancita "ope legis" la
      libera professione di fede religiosa. In unepoca come la nostra, globalizzata e
      multietnica, il rispetto di tutte le identità dovrebbe essere uno dei valori fondanti,
      soprattutto se pensiamo alla nostra piazza Duomo dove convergono e sostano persone
      provenienti ormai da tutti i paesi del mondo e con le più diverse religioni.
 
        
          |  Arrigo Minerbi, in basso a destra, durante un momento Vittoria
          sul Piave
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       Cesare Badini, Tolleranza e discriminazione.
      Arrigo Minerbi - La porta bronzea del Duomo di Milano.(articolo pubblicato su Bollettino della Comunità ebraica di Milano, Anno
      55,  numero 7/8 - Luglio Agosto 2000, pp. 16-17)
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