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      sistemazione teorica della psicoanalisi, che prende il nome di metapsicologia.
      In questo contesto egli espone nel dettaglio la propria concezione riguardo l'apparato
      psichico. All'interno della metapsicologia possiamo trovare tre articolazioni, tre
      differenti punti di vista: 
      
        - l'  ordine dinamico, che evidenzia 
        l'interagire delle forze che costituiscono la vita psichica;
- l'ordine economico, che mostra in 
        quale contesto di logica energetica essa sia collocata;
- l'ordine topico, che ne illustra le componenti.
Freud descrive la psiche come un campo di forze contrastanti.
      Il motore della vita psichica è la pulsione, un fenomeno al
      confine tra lo psichico e il somatico; l'apparato psichico tende infatti a ridurre al
      minimo le tensioni che contiene, al contrario la pulsione causa forti stimoli eccitatori,
      percepiti come sofferenza fino al momento in cui non vengono soddisfatti. E' in questo
      senso che la mente umana si dibatte costantemente tra un principio del
      piacere ed un principio della realtà, il primo che
      persegue la richiesta delle pulsioni, il secondo volto invece a censurare le pulsioni,
      autoconservando  l'individuo nella società. E' l'originatore del cosiddetto freno
      inibitore, ciò che ci impone i limiti in base alla vita comunitaria,
      impedendoci di seguire la violenza e la natura selvaggia dei nostri istinti.
      
      
      
      L'inconscio  è
      il luogo del rimosso, di ciò che non può o non deve emergere alla conoscenza, il cui
      nucleo è costituito dalle esperienze sessuali infantili. E' costituito da un nucleo di
      contenuti psichici non verbalizzati e non razionalmente elaborati. E' la rimozione che lo
      produce, in quanto racchiude tutti i concetti che non possono essere esteriorizzati
      perché contrastanti con la società e l'etica morale. E' legato a ciò il concetto di rimozione,
      che interessa tutto ciò che appartiene alla sfera razionale, che per una serie di motivi
      si preferisce eliminare dal conscio, in quanto fortemente inadeguati o
      "proibiti"; essendo espresso in un linguaggio totalmente differente da
      quello della ragione, giungere alla consapevolezza del proprio inconscio è tutt'altro che
      semplice; pertanto la psicoanalisi adopera particolari tecniche interpretative per
      esplorarlo e comprenderlo a fondo. Venire a conoscenza dei propri desideri inconsci nella
      maggior parte dei casi risulta traumatico: è infatti difficile accettare concetti
      completamente contrastanti con quelli che sono imposti dalla società, o con la propria
      educazione. Si viene proiettati in una realtà senza tabù né inibizioni di sorta.
      Il conscio viceversa è quella parte
      dell'apparato psichico che riceve informazioni sia dall'interno sia dall'esterno (tramite
      gli organi di percezione). L'interazione tra questi due elementi ne determina i contenuti,
      i quali soggiacciono al principio della realtà, il che non presuppone necessariamente che
      tutti i concetti che razionalmente si pensa di dominare, vadano presi alla lettera: il
      conscio è infatti un insieme di concetti direttamente influenzato dalle inibizioni
      imposte dalla società, e determinate dal contesto in cui il singolo individuo è situato,
      che molto spesso non corrisponde ai reali desideri e pensieri di un uomo, viceversa
      espressi dall'inconscio. E' esattamente per questo motivo che risulta tanto problematico
      confrontarsi con la realtà subconscia del proprio io.
      Il preconscio funziona come una
      schermata tra i due elementi contrastanti, quali il conscio e l'inconscio. Le sue
      rappresentazioni sono fondamentalmente esternazioni che non sono soggette a rimozione pur
      essendo inconsce (processo secondario). La sua importante funzione è quella di regolare
      l'attività psichica del pensiero razionale, selezionando l'accesso delle
      rappresentazioni, senza deformarle né tentare di rimuoverle.
      
      
      
      L'Ego  è un fondamentale componente
      della psiche, complessa e contraddittoria, simile ma non sovrapponibile al concetto di
      razione e conscio. Si confronta sia con le pulsioni dell'inconscio, sia con le
      costrizioni imposte dalla società, dalla moralità e dall'educazione ricevuta
      dall'individuo. Si costruisce con le identificazioni delle figure parentali: l'amore che in
      un primo momento il bambino riversa sui genitori si trasferisce in un certo momento dello
      sviluppo su se stesso, tramutandosi in narcisismo, amore per
      se stessi, che è il primo passo per la formazione dell'Io. Freud definisce l'Ego come "un
      cavaliere che deve domare la prepotente forza del cavallo, con la differenza che il
      cavaliere cerca di farlo con i propri mezzi, mentre l'Io lo fa con i mezzi presi a
      prestito". Anche l'Ego è responsabile della rimozione e da un certo
      punto di vista può anche essere considerato sotto la sfera dell'inconscio. I meccanismi
      di difesa, come la rimozione, che tendono a trasformarsi in tratti caratteriali, sono
      messi in moto dalla parte inconscia dell'Ego, ossia vengono utilizzati senza
      consapevolezza. 
      Il Super-Ego opera come una censura
      nei confronti dell'Ego, è l'istanza che nega la possibilità di soddisfare desideri in
      contrasto con le norme morali imposte dalla società. E' l'interiorizzazione dei tabù
      introiettati dagli adulti durante l'infanzia, si instaura attraverso un  processo di
      identificazione con il Super-Ego delle figure genitoriali, e non della loro immagine, in
      quanto ne include le ideologie. La sua forza distruttiva è incrementata da quella che il
      bambino nei suoi primi anni di vita gli proietta contro. Nulla gli sfugge ed è spietato e
      tirannico; se prevale è l'originatore di sensi di colpa e
      complessi d' inferiorità.
      L'Es indica quanto c'è nella psiche
      umana di impersonale, ereditario, corporeo, necessario a livello istintuale. E' simile
      all'inconscio, con la differenza che non è solo il luogo del rimosso. E' una zona
      pre-logica, pulsionale e a-temporale, che si scontra con la razionalità dell'Ego.
      "L'Ego non è separato dall'Es in modo netto; nella sua fase inferiore si confonde
      con esso". La psiche di un neonato e di un bambino ai suoi primi anni è
      principalmente Es, dove è contenuta la libido,
      l'energia
      pulsionale per lo più desessualizzata e sublimata.
      
      
      
      
      La sessualità è, come abbiamo più volte detto, la colonna
      portante di tutta la psicologia umana, nonché anima dell'inconscio. Dal momento che molte
      malattie psichiche hanno appunto uno sviluppo inconscio, molte di esse, prima tra tutte
      l'isteria, sono legate imprescindibilmente al concetto di sessualità. Dobbiamo partire
      dal fatto che molte malattie nervose, come appunto l'isteria, hanno avuto
      non casualmente una grande diffusione in particolar modo nell'Europa dell'Ottocento e dei
      primi anni del Novecento, soprattutto in soggetti femminili appartenenti alle classi alte
      o borghesi. In questo periodo infatti, si viene a costruire un modello di nucleo
      familiare, in cui il marito occupa una posizione dominante, mentre la donna non ha altra
      funzione che quella di essere madre, moglie, e padrona della casa (lo stesso Freud
      ammetterà, che per quanto sia innamorato della moglie Martha, e per quanto ne riconosca
      l'intelligenza, non riesce a vederla come altro che questo). Il bambino è invece il
      centro dell'attenzione della famiglia, un "essere incompleto" che va amato,
      cresciuto e protetto dalle insidie del mondo esterno e plasmato in funzione delle esigenze
      comunitarie. Sono gli anni in cui nasce il concetto di privacy:
      le barriere tra la sfera domestica e quella dello spazio esterno diventano sempre più
      alte, e all'interno della famiglia si interrompe il dialogo, in particolar modo su tutti i
      temi scottanti, come la sessualità. L'adolescenza viene considerata un'età
      "pericolosa", in quanto contraddistinta dallo sviluppo e dall'esplosione
      ormonale, che per la concezione attuale di puro rigore, non potevano essere che dannosi.
      L'educazione delle ragazze veniva dunque tenuta sotto il massimo controllo, ed era
      fortemente repressiva. In questo contesto di ipocrisia collettiva, a livello della
      società stessa, non è difficile supporre che il predominio di una morale sessuale
      culturale potesse compromettere la salute mentale dei singoli individui, costretti a
      reprimere tutta una serie di pulsioni naturali, che però contrastavano l'etica
      comunitaria. L'azione della morale imposta all'epoca è da considerarsi ancora più
      deleteria, in quanto non solo esaltava la figura dell'uomo in quanto tale, come unico
      possibile fautore di un miglioramento della costituzione naturale, ma spingeva sempre più
      le famiglie a raggiungere degli ideali di perfezione, che portarono
      alla rivalità sempre più angosciante tra i singoli individui. In tutto questo la donna
      era sempre più stilizzata, tanto che le donne vengono divise in due categorie: la prima
      apparteneva a tutte le soavi mogli dall'immagine asessuata e virginea, e la seconda alle
      cosiddette "donne perdute", in pratica prostitute. Tra i due poli non c'era
      mediazione di alcun tipo. E' in questo senso che le ragazze non potevano, all'interno del
      focolare domestico, vivere apertamente la propria sessualità; sarebbero state considerate
      inferiori, impure, non avrebbero trovato marito, avrebbero perso il rispetto e la stima
      della società in cui vivevano e, ben più importante, della propria famiglia. Uguale è
      il discorso per le scelte sessuali. L'omosessualità era vista qualcosa di perverso e
      assolutamente sbagliato, un danneggiamento della propria immagine esteriore - l'unica che
      contasse veramente - di buon borghese protestante. Tutto quello che era inerente alla
      sessualità era sporco e andava censurato a tutti i costi, sebbene l'epoca non fosse
      affatto sessuofobica in ogni sua manifestazione; essere scoperto a frequentare una
      prostituta era per un uomo uno smacco irrimediabile per la propria immagine sociale, ma
      allo stesso tempo nella Vienna dei primi anni del Novecento le prostitute, quasi tutte
      registrate, erano più di quarantamila.
      
      