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      Possiamo affermare che con il termine psicoanalisi
      intendiamo:  
        una procedura esplorativa di quei processi mentali che sono inaccessibili ai
          metodi tradizionali.una particolare tecnica psicoterapeutica, basata fondamentalmente
          sull'investigazione, ai fini di trattare i disturbi neurologici di varie origini.
        una sistematica accumulazione di conoscenze raccolte con il metodo
          psicoanalitico, quasi a costruire una dottrina psicologica.  Dobbiamo però partire
      dal presupposto che non bisogna intendere la psicoanalisi come una scuola di pensiero
      unitaria e rigidamente istituzionalizzata, bensì come una galassia di teorie, pratiche ed
      idee che gravitano intorno alle scoperte del padre fondatore della psicoanalisi: Sigmund
      Freud.  
       
       Grazie all'aiuto
      dell'autoanalisi, Freud rivoluziona la visuale della vita affettiva e sessuale infantile;
      una delle opinioni comuni sulle pulsioni erotiche di questo periodo della vita di ogni
      individuo è che ne sia totalmente priva e che essa si risvegli soltanto con l'entrata
      nella pubertà. Il bambino è sempre stato considerato, infatti, una creatura asessuata ed
      innocente. Nei Tre saggi sulla vita sessuale Freud sostiene che
      la ricerca del piacere, colonna portante della sessualità dell'essere umano, è
      sviluppata fin dalla prima infanzia. Il punto di partenza per l'elaborazione della teoria
      è costituito dall'amnesia che oscura i primi anni della nostra
      vita; nessuno si meraviglia di questo fenomeno, per il quale vediamo celati i nostri
      ricordi fino al sesto anno di vita, in quanto supponiamo che la nostra memoria fosse al
      tempo ancora troppo poco sviluppata per conservare impressioni e ricordi, quando invece in
      quegli stessi anni reagivamo con vivacità, perfettamente in grado di provare dolore,
      gioia, amore, gelosia e tutte le sensazioni che caratterizzano l'uomo adulto. E come
      possiamo sostenere di aver dimenticato tutta la nostra vita infantile, quando è stato
      più volte dimostrato che la nostra vita attuale è massimamente influenzata da quelli che
      erano i nostri vissuti proprio in quel periodo? Freud si rende in questo modo conto che
      quei pochissimi ricordi che serbiamo della nostra infanzia, non sono altro che ricordi
      di copertura, che hanno la funzione di mascherare tutta una serie di elementi
      che non possono accedere alla nostra coscienza, di nascondere gli esordi della nostra vita
      sessuale.  E' certo che, fin dalla
      nascita, il bambino sia in possesso di impulsi sessuali che continuano nel loro sviluppo
      costantemente per un certo tempo, ma che poi subiscono una progressiva repressione. La
      vita sessuale del bambino è soggetta a osservazione in particolar modo intorno al terzo o
      quarto anno di vita. In questo periodo abbiamo le prime manifestazioni di sessualità vera
      e propria. Attraverso la ricostruzione delle esperienze sessuali infantili Freud formula
      la teoria secondo cui la sessualità infantile si sviluppa intorno all'autostimolazione
      delle zone erogene, che non sono solo quelle genitali. Racchiude tutto il suo concetto di
      energia sessuale in unico termine, parola chiave e perno di tutte le sue teorie: la libido.
      Egli suddivide lo sviluppo del bambino in tre fasi principali: orale,
      anale, genitale. La
      fase orale vede l'interesse sessuale del bambino spostato sul
      piacere ricavato dall'autostimolazione della mucosa della bocca, da qui deriva l'abitudine
      infantile di succhiare, il ciuccio, il dito, e in generale tutto
      quel che capita a portata di mano. La fase anale interessa il
      bambino a partire dai due anni di vita; in questo periodo la zona erogena per eccellenza
      è quella anale; in questo contesto egli trova molto eccitante il momento in cui i
      genitori, e in particolar modo quello di sesso opposto, stimolano questa zona, nell'atto
      di pulirlo. L'ultima fase è quella che più si avvicina alla sessualità comunemente
      intesa: si tratta infatti della fase genitale, in cui il bambino
      comincia a provare piacere erotico nella stimolazione dell'organo genitale, cominciando a
      notare le differenze che intercorrono tra quello maschile e quello femminile e dimostrando
      i primi dubbi circa il ruolo dei genitori nel concepimento di un figlio. Questi dubbi
      sfociano in una serie di teorie infantili che poi, col passare degli anni lo abbandonano
      inesorabilmente. Le prime due fasi hanno una connotazione di autoerotismo, nel senso che
      il bambino vede sé stesso come oggetto della pulsione; nell'ultima fase, viceversa, il
      baricentro dell'interesse sessuale si sposta su un'altra persona, come per esempio il
      genitore di sesso opposto. E' in questo contesto che Freud formula le sue teorie circa il complesso
      di Edipo, che illustra nella pubblicazione del caso clinico del piccolo Hans. Durante
      questa fase si desidera appunto il genitore di diverso sesso, invidiando il genitore in
      questo campo "rivale", o al contrario identificandosi con esso. A questo periodo
      segue il cosiddetto periodo di latenza, in cui la spinta
      pulsionale si ridimensiona, placandosi leggermente. Questo periodo dura fino all'entrata
      nella pubertà.   Questo processo di
      sviluppo sessuale, teorizzato da Freud, non esclude l'eventualità di incidenti, nel
      momento in cui questi processi hanno uno sviluppo che, per un motivo o per l'altro, non
      segue il giusto corso, dando origini a nevrosi che possono anche influenzare la vita
      futura dell'individuo; le conseguenze sono perversioni o morbosità anormali, che se
      represse possono tranquillamente sfociare in angosce, sindromi d'isteria o fobie. 
       
       
      L'isteria
      è una psiconevrosi, indipendente da qualunque genere di patologia strutturale ed
      organica, in cui conflitti emozionali inconsci emergono come gravi dissociazioni mentali o
      come sintomi psichici. Uno di questi sintomi è di sicuro l'accentuarsi dell'ansia, che
      prende il sopravvento su tutti gli altri stati mentali. Anticamente l'isteria era
      considerata un disturbo specificamente femminile, ed attribuito erroneamente a
      malfunzionamenti dell'utero. Attualmente sappiamo che i sintomi isterici, individuati
      soprattutto nell'età adulta, interessano non solo le donne, ma anche esponenti di sesso
      maschile, nonostante molto più raramente. Alla fine del XIX secolo Charcot, che usava l'ipnosi per studiare l'isteria,
      dimostrò che pensieri contrastanti possono produrre una grande quantità di
      manifestazioni psichiche; in seguito Freud iniziò con Breuer
      le investigazioni mentali nei casi di isteria, e sviluppò la teoria che questi sintomi
      fossero causati dalle memorie represse ed emozionalmente problematiche. I casi d'isteria,
      com'erano stati descritti nel 1900, sono molto più rari al giorno d'oggi, e una
      spiegazione potrebbe essere che, essendo l'isteria causata dalla censura inconscia, ed
      essendo attualmente la società non più così rigida come al tempo, non vi è più la
      necessità di reprimere i sentimenti perché troppo contrastanti con il canone di vita
      ortodossa da seguire. Inoltre adesso in molte psiconevrosi tendono a mescolarsi sintomi
      isterici con disturbi nevrotici di varia origine. Le manifestazioni sensoriali degli
      isterici sono chiamate di conversione, in quanto i disturbati
      generalmente non seguono lo schema regolare del sistema nervoso. I sintomi che si
      riscontrano nelle persone affette da isteria possono essere: 
        
          | disturbi sensoriali | 
            Disturbi alla vista, all'udito, al tatto e all'olfattoPassaggio brusco da situazioni di ipersensibilità a stati di completa
              anestesia.Dolori fisici intensi senza alcun legame con patologieorganiche.
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          | sintomi motori | 
            paralisi completatremoretic nervosidifficoltà di linguaggiotosse nervosanausea e vomito |  
          | reazioni dissociative | 
            attacchi di amnesiasonnambulismoinsonniaincubi |  
       
 
  Quando nel 1885 Freud
      si trovava a Parigi con Charcot, rimase fortemente
      impressionato dai potenziali terapeutici dell'ipnosi per i disturbi neurologici. Al suo
      ritorno a Vienna cominciò dunque ad utilizzare questa tecnica sui nevrotici per
      richiamare quegli eventi dolorosi e disturbanti che erano stati rimossi, e dunque
      apparentemente dimenticati. Come cominciò a sviluppare questo sistema psicoanalitico e a
      formulare le prime considerazioni teoriche, subito incontrò le prime serie difficoltà e
      decise di abbandonare questa tecnica, a favore delle cosiddette libere
      associazioni. L'ipnosi può essere auto-indotta attraverso una serie di
      tecniche di rilassamento o grazie a una vasta serie di pratiche che hanno origine dai
      sistemi mistici, filosofici e religiosi. La pratica ipnotica può essere attuata solo nel
      momento in cui tra l'ipnotizzatore e il paziente, si viene a creare un rapporto di stima
      reciproca, di fiducia e di collaborazione. Spesso l'ipnotizzatore ottiene l'attenzione del
      paziente e ne gestisce i processi psichici con comandi verbali monotoni e ripetitivi; il
      paziente dunque segue le istruzioni in modo acritico ed automatico; durante il processo
      ipnotico la sua percezione del mondo reale è totalmente determinata dall'ipnotizzatore. A
      causa dello stato in cui cade il paziente, l'ipnosi viene definita simile al sogno, in
      quanto spinge ad emergere tutti i fenomeni mentali regressivi del soggetto ipnotizzato.
      Dopo tale pratica il paziente cade per un breve tempo in uno stato di amnesia
      post-ipnotica, che è il risultato delle suggestioni che l'ipnotizzatore ha
      fatto emergere durante lo stato di trance del paziente, facendo in modo che questi riviva
      tutti quei ricordi dolorosi che erano stati rimossi e che,nel momento in cui emergono,
      provocano all'individuo gravi disturbi all'individuo. Nella storia della psicoanalisi il
      caso più noto di ipnosi applicata ad una paziente isterica, è quello di Anna O., nell'analisi della quale hanno operato in
      collaborazione Freud e Breuer, che riuscirono a
      sconfiggere gravi problemi psico-somatici nella paziente, mettendo in luce, grazie
      all'ipnosi, l'origine di alcuni sentimenti contrastanti e dolorosi, da lei rimossi.
      L'ipnosi è stata ufficialmente riconosciuta come un metodo terapeutico dalle associazioni
      mediche, psichiatriche e psicologiche di tutto il mondo. 
       
       Con i concetti di transfert
      e controtransfert, Freud concentra la propria attenzione sul
      lato umano, e sul rapporto che si viene a creare tra individui che entrano in un certo
      tipo di contatto. Il transfert si basa sul concetto che nella vita psichica di ogni
      individuo ci sia un residuo attivo della vita passata e in particolare di quella
      infantile. Questo comporta che il passato si possa ripetere nel presente, talmente grande
      è l'influenza che la vita infantile ha sulla vita presente. In senso stretto il transfert
      è quel fenomeno per cui il paziente, ovviamente inconsciamente, vive il suo analista come
      una persona che è stata significativa nel proprio passato. In base a ciò si iniziano a
      sviluppare tutta una seri di sentimenti nei suoi confronti, che ricordano quelli provati
      per le figure genitoriali nella vita infantile. Queste emozioni, che possono essere
      pulsioni sessuali, tenerezze amorose o odio violento, vengono dunque espresse in maniera
      sottile o vistosa, a seconda delle circostanze, e trasferite sul
      medico, attribuite a lui. Con questo processo, sentimenti ed emozioni vengono rivissuti
      grazie all'analista. Il transfert non è però soltanto legato al rapporto
      medico-paziente; avviene ogni qualvolta una persona assume un ruolo nella nostra vita, che
      non è necessariamente positivo, ma può anche essere negativo o legato ad un contesto
      particolarmente distruttivo (qualcuno che ha abusato sessualmente di noi, una amante che
      non ci corrisponde, ecc.); chiunque può catalizzare il transfert. In alcuni casi questo
      ruolo può anche essere assunto da un qualcosa di inanimato o figurato (la patria, la
      Chiesa, l'ideale politico). Freud colse appieno l'importanza del transfert grazie alla sua
      esperienza personale, ovvero durante l'analisi del caso clinico di Dora. Il transfert e la
      sua interpretazione sono elementi centrali nell'analisi di un paziente. Il merito di Freud
      sta nell'aver avuto l'intelligenza di comprendere che il paziente nel momento in cui prova
      trasporto emotivo per il suo analista, non lo fa verso la sua persona in quanto tale,
      bensì verso qualcuno che egli rappresenta. Il fenomeno conseguente al transfert è la resistenza;
      ossia il tentativo dell'individuo di impedire all'inconscio di far trapelare questo stato.
       Legato al concetto di
      transfert vi è quello del controtransfert, che costituisce una
      vera e propria svolta nell'indagine psicoanalitica. Freud si trovò durante l'analisi di
      Dora, allo stesso modo di Breuer a suo tempo con la
      paziente Anna O., davanti a un coinvolgimento che
      avrebbe riguardato la propria persona, oltre che alla propria figura come medico.
      L'introduzione del controtransfert, ossia di una risposta emotiva al trasporto del
      paziente, fu così importante per la psicoanalisi, in quanto è un fenomeno tanto
      complesso quanto illuminante; tutte le pazienti affette da isteria, dimostrerà, sono
      propense ad eccitare, illudere e poi definitivamente punire i propri analisti, che sono
      costretti, loro malgrado a subire questo processo dagli effetti travolgenti. 
       
 Nel 1901 Freud pubblica
      Psicopatologia della vita quotidiana, una delle sue più celebri
      opere in cui si propone di spiegare le cause che stanno all'origine delle dimenticanze,
      dei lapsus e in generale di tutti quegli "innocenti" errori che nella vita di
      ogni giorno commettiamo, senza prestarvi nessuna particolare attenzione, e che nascondono
      fenomeni psichici ben precisi e profondi. Dimenticanza
      dei nomi propri. In molti casi l'uomo si dimentica una
      grande quantità di nomi, e in particolar modo quelli propri. In tali casi, oltre alla
      fenomeno della dimenticanza, subentra quello dello spostamento:
      a colui che si sforza di richiamare alla memoria il nome dimenticato si presentano alla
      coscienza altri nomi (sostitutivi) che sono sì riconosciuti
      come errati, ma che tuttavia continuano a imporsi con grande insistenza. Il processo che
      deve riprodurre il nome cercato è, per così dire, spostato. Il
      presupposto da cui parte Freud è che quest'ultimo meccanismo non sia lasciato
      all'arbitrio psichico, ma segua percorsi a loro volta definiti da leggi ben precise. Le
      condizioni della dimenticanza di un nome, accompagnata da falsi ricordi sono dunque: una
      certa disposizione a dimenticarlo, un processo di repressione
      verificatosi poco prima, la possibilità di stabilire un'associazione
      esteriore tra il nome in questione e l'elemento represso. Quest'ultima
      condizione non dev'essere più di tanto sopravvaluta, poiché nella maggioranza dei casi
      dipende dalle scarse pretese di associazione logica, ispirate dal nome. Un esame
      approfondito mostra come l'elemento rimosso e quello nuovo siano collegati da
      un'associazione esteriore e di conseguenza posseggano un nesso nel contenuto. Lapsus
      verbali. Gli esperti raggruppano gli esempi di lapsus verbali, classificandoli
        in scambi (per esempio la "Milo di Venere"
      anziché la "Venere di Milo"), presonanze o
      anticipazioni (per esempio: "mi sentivo il pesso...
      petto oppresso), risonanze o posposizioni,
      contaminazioni (quando si combinano due modi di dire), sostituzioni
      (quando si invertono due termini dalla fonetica simile ma di significato completamente
      diverso). L'ipotesi che un meccanismo simile a quello che abbiamo dimostrato per la
      dimenticanza dei nomi possa avere parte anche nei fenomeni di lapsus verbali, può
      portarci a una comprensione più profonda e meglio fondata di questi ultimi. La
      perturbazione del discorso che si presenta come lapsus verbale ha origine in primo luogo
      dall'influenza di un'altra parte dello stesso discorso, dunque dal suonare
      anticipatamente, oppure da una seconda versione all'interno della proposizione, o del
      discorso che si intende pronunciare. La simultaneità dell'eccitamento costituirebbe
      l'elemento comune ai due tipi di formazione dei lapsus verbali, mentre la differenza
      consisterebbe nel porre il disturbo all'interno o all'esterno della frase. Il lapsus va
      interpretato come una rappresentazione inconscia, che non va sottovalutata, ma che al
      contrario ha consistenti implicazioni con la vita subconscia dell'individuo. Azioni
      sintomatiche e perdita degli oggetti. Freud suddivide le azioni sintomatiche o
      causali, che potrebbero essere raggruppate a seconda che si verifichino abitualmente,
      regolarmente sotto determinate circostanze, oppure siano isolate. Le prime (giocherellare
      con la penna, attorcigliare la barba, ecc.) assomigliano a vari tipi di tic nervosi, tanto
      che vengono trattati assieme a questi ultimi. Nel secondo gruppo Freud inserisce tutte
      quelle azioni automatiche che si compiono con un oggetto in mano: scarabocchiare con la
      matita, far tintinnare le monete in tasca, stropicciare l'abito che si indossa, e così
      via. Di solito quando si compiono queste azioni non se ne vedono gli effetti; tutto ciò
      che si fa, senza accorgersene è degno di approfondimento: ogni piccolo particolare, per
      esempio un bottone non allacciato, significa che la persona non vuole dire direttamente
      qualcosa, e che per lo più non sa nemmeno di dire. Tra le tante azioni sintomatiche una
      delle più frequenti e abituali, è quella del perdere alcuni oggetti, cui teniamo
      particolarmente. Questo fenomeno va interpretato, nel più dei casi, come un desiderio
      inconscio di colui che subisce la perdita. Spesso è solo l'espressione del poco valore
      dell'oggetto perduto, un'avversione nascosta per la cosa, per la persona da cui proviene o
      che l'oggetto in questione ci ricorda. La perdita di oggetti di valore serve a esprimere
      svariati moti affettivi; essa rappresenta simbolicamente un pensiero rimosso, dunque
      ripete un'esortazione che si preferirebbe non sentire; oppure, soprattutto, è un
      sacrificio alle "oscure potenze del destino", il cui culto non è ancora spento
      neanche tra di noi. 
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