Il Simposio di Platone riprende la tematica dell'Eros, 
  già trattata dalla sofistica.
  La tematica erotica è strettamente connessa alla retorica, in tal modo il Simposio 
  non è importante solo per il suo contenuto teoretico, ma anche perché costituisce 
  una novità: quello narrato infatti è il simposio filosofico, lo strumento di 
  comunicazione è ora la filosofia, non più la lirica.
Il tema centrale del Simposio è l'elogio di Eros 
  pronunciato attraverso sette discorsi da 
  sette diversi personaggi.
  Nella prima parte ci sono i discorsi a tema encomiastico dei primi cinque partecipanti: 
  Fedro si rifà alla retorica lisiana, Pausania a quella isocratea, Erissimaco riprende il punto di vista 
  della medicina ippocratea, infine Aristofane e Agatone sono i rappresentanti rispettivamente 
  della commedia e della tragedia.
  Nella seconda parte viene introdotto il discorso di Socrate 
  in opposizione ai cinque precedenti: l'encomio di Eros deve ricercare la verità; 
  la filosofia rappresenta il fondamento epistemologico, che unifica tutte queste 
  scienze particolari: Amore è filosofia.
  Infine nella terza parte viene pronunciato il settimo e ultimo discorso da parte 
  di Alcibiade, il quale si trova d'accordo 
  con la tesi di Socrate.
L'amore nel Simposio è considerato non solo da 
  un punto di vista strettamente erotico, ma anche come "amor mysticus", 
  in cui l'Amore è metafora della dialettica, che ha un suo referente, l'amore 
  omosessuale maschile; l'esistenza di quest'ultimo non esclude però la presenza 
  di quello eterosessuale. L'omosessualità nel Simposio 
  costituisce una vera e propria istituzione caratterizzata da una relazione tra 
  l'anziano e il giovane amato, a scopo educativo.
  Il dialogo è lo spaccato soprattutto della società ateniese, caratterizzata 
  da un proprio codice e tutto ciò che si svolge al di fuori di esso viene censurato.
Occorre tenere presenti tre date fondamentali:
  1) Il 385 a.C., anno della composizione del Simposio:  nel discorso 
  di Aristofane viene narrato il mito 
  degli uomini, divisi in due parti da Zeus; più precisamente si allude all'episodio 
  del 385 a.C., in cui gli Spartani impongono il dioikismÒj 
  alla città di Mantinea.
  2) Il 400 a.C., anno in cui Apollodoro narra l'avvenimento. Per l'individuazione 
  di questa data si deve fare riferimento al fatto che in quel periodo Agatone 
  era ancora ad Atene e Socrate ancora vivo.
  3) Il 416 a.C., anno in cui si svolge il banchetto. Questa data è importante 
  anche dal punto di vista della situazione politica, per la partenza imminente 
  della flotta ateniese, in vista della conquista della Sicilia.
Socrate, nel suo discorso, vuole riferire le parole di Diotima, sacerdotessa esperta nelle cose 
  d'Amore.
  Come si spiega che la donna possa alludere a teorie emerse durante una conversazione 
  avvenuta ventiquattro anni prima?
  E' realmente avvenuto un banchetto offerto da Agatone in onore della sua vittoria?
  I convitati erano gli stessi citati da Platone?
  Indubbiamente, sul piano della composizione, Platone si rivela molto flessibile, 
  riportando anche inesattezze cronologiche, senza preoccuparsi di piccole discrepanze; 
  sul piano del contenuto riferisce il punto di vista della società contemporanea.
  Nel caso in cui la riunione del 416 a.C. non sia avvenuta, il Simposio tuttavia 
  riproduce l'universo culturale dell'Atene del V e IV secolo a.C.
Nella complessa cornice introduttiva, Fenice comunica 
  la narrazione di Aristodemo ad un amico, questo a sua volta ne parla a Glaucone 
  del Falero, che chiede ad Apollodoro una versione più precisa e completa dell'accaduto.
  Apollodoro risponde alle sue esigenze e pochi giorni dopo ripete ad alcuni amici 
  la stessa versione.
  Platone si rifà alla prassi socratica del discorso domanda/risposta (dialgesqai kat¦ bracÚ); questa tecnica prescinde 
  quasi dalla trasmissione scritta, anche se in lui è già maturo il concetto della 
  scrittura come attività letteraria, padrona delle sue tecniche narrative ed 
  estremamente raffinata.
|  Una riproduzione del celebre dipinto di Raffaello La scuola di Atene, mirabile esempio di interpretazione rinascimentale dei due massimi pensatori greci. | 
I primi cinque discorsi sono caratterizzati da una loro 
  precisa individualità, per il contenuto e lo stile; in un quadro generale restano 
  comunque omogenei, poiché il discorso di Socrate apre un'opposizione polemica 
  nei loro confronti. 
  Fedro appartiene alla cerchia di Socrate e nel Simposio svolge il ruolo 
  di simposiarca. E' appassionato di retorica, imitatore e ammiratore in particolare 
  di Lisia. Nel suo discorso, freddo e molto erudito, troviamo anche riferimenti 
  mitologici 
  Pausania  è un sofista; individua una "Afrodite celeste" e una 
  "Afrodite volgare". La prima si rivolge all'anima, la seconda al corpo. 
  Il suo discorso difende l'amore omosessuale 
  maschile e si configura come un'imitazione della retorica isocratea. 
  Erissimaco è un medico e rappresenta qui la scienza. Ai due stati fondamentali, 
  salute e malattia, corrisponde un Amore 
  buono e uno cattivo: l'uno simbolo della medicina che ristabilisce l'armonia 
  e l'equilibrio che l'altro danneggia.
  Aristofane rappresenta la commedia ed espone nel suo discorso il mito dell'androgino: inizialmente 
  gli uomini erano esseri rotondi dotati di due sessi, poi sono stati divisi da 
  Zeus generando il maschio e la femmina in perenne ricerca della propria metà. 
  Amore rappresenta la voglia di ricongiungimento.
  Nel discorso di Agatone emerge la sua adesione alla retorica gorgiana.
Socrate si ricollega al discorso di Agatone, proponendo 
  un'opposizione al metodo retorico applicato nei discorsi precedenti e destrutturando 
  il castello costruito da Agatone stesso.
  Se i discorsi degli altri convitati applicavano le lodi più grandiose ad Eros 
  indipendentemente dalla loro pertinenza a questo semidio, Socrate, invece, vuole 
  parlare secondo verità, adottando un criterio di verosimiglianza.
  Agatone, guidato da Socrate ammette che:
  1) PÒterÒn sti toioàtoj ooj ena
 
  tinoj Ð '/Erwj rwj, À oÙdenÒj;
  2) PÒteron Ð '/Erwj, ke
nou oá stin rwj, 
  piqume aÙtoà, À oÜ;
  Tuttavia Agatone aveva precedentemente sostenuto che Eros è amore di bellezza 
  e bellissimo - ¥llo 
  ti Ð '/Erwj k£llouj ¥n eh rwj, asxouj 
  d oÜ; - : egli cade quindi in contraddizione 
  con ciò a cui si è pervenuti.
  Se Amore è amore di bellezza, la desidera; se la desidera, significa che ne 
  è privo. Amore dunque non è bello e se le cose belle sono anche buone, non è 
  neppure buono.
  A questo punto la retorica lascia il posto alla dialettica.
Il discorso di Socrate si svolge con la sacerdotessa di 
  Mantinea, Diotima; si articola in cinque momenti: 
  a) un'introduzione sulla natura di Eros;
  b) il mito della nascita di Eros;
  c) definizione di Eros come genere;
  d) definizione di Eros come specie;
  e) lo schema iniziatico.
  Diotima è un personaggio fittizio, ma ciò non è un problema in quanto il suo 
  discorso rappresenta perfettamente il pensiero di Platone. Quest'ultimo affianca 
  alla forza del lÒgoj una forma di ispirazione poetica attraverso la 
  figura della donna. All'interno di questa sezione si possono individuare tre 
  livelli: 
  1) un livello metaforico, in cui l'amore costituisce l'impulso alla verità. 
  L'amore per la bellezza fisica costituisce il primo impulso conoscitivo. Eros 
  è una via di mezzo fra la perfezione del dio e l'incompiutezza dell'uomo ed 
  è dunque definito come da
mwn.
  2) un livello mitico-allegorico: Amore nasce da PÒroj 
  e da Pen
a. Il mito anche qui costituisce una via di mezzo 
  tra la conoscenza perfetta e la totale ignoranza e ha il suo corrispettivo umano 
  nel filosofo. 
  3) un livello iniziatico in cui emerge la dialettica ascendente dalla 
  bellezza dei corpi a quella delle anime, da questa a quella delle attività umane e 
  delle leggi, e infine alla bellezza delle conoscenze scientifiche, fino ad arrivare 
  ad un'unica scienza, quella del bello in sé.
Il percorso ascendente culminante nell'idea del bello 
  è ripreso anche nella Repubblica. Il Bello coincide con il Bene ed 
  esso è la verità, a cui Socrate vuole attenersi.
  Amore è la filosofia, che conduce alla conoscenza, seguendo un metodo dialettico.
  L'ultimo discorso è pronunciato da Alcibiade, che apparentemente si oppone a 
  Socrate, anche se in realtà le sue parole si rivelano un meraviglioso elogio 
  di Socrate: egli viene paragonato ai Sileni, che, brutti all'esterno, all'interno 
  mostrano le sacre immagini degli dei.
  Dalle parole di Alcibiade emergono le due valenze di Eros: la metafora di Amore-da
mwn, 
  l'iniziazione misterica dell'ascesa al Bello-Bene.