Presentiamo qui il parere di Sigmund Freud
      sull'arte contemporanea, che sebbene curioso nel suo essere tradizionalmente orientato e
      radicato nella cultura tedesca, appare emblematico di quali reazioni hanno spesso
      provocato gli artisti delle avanguardie ai primi del Novecento.  Questi artisti tra i
      loro contemporanei spesso non hanno avuto quei riconoscimenti che oggi invece ricevono, ma
      la critica si è sempre svolta civilmente sul piano della forza della ragione. Freud non
      ha certo affrontato l'arte contemporanea con la violenza invasiva delle censure naziste,
      preludio di quella maratona verso la catastrofe distruttiva che trovò nella Entartete
      Kunst un drammatico palcoscenico.
      
      
      
        
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           Salvador Dalì
 Ritratto di Freud 1937
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      Quando Schiele e Kokoschka irrompono nel 1908
      sulla scena artistica viennese, Sigmund Freud, che nel 1900 aveva già pubblicato la sua Interpretazione dei sogni, è ancora
      isolato e la rivoluzione psicoanalitica, con la messa in luce dei misteriosi labirinti
      dellinconscio umano, non ha ancora prodotto concreti effetti sulla società.
      E pertanto difficile istituire dei precisi rapporti tra gli espressionisti austriaci
      e Freud, se si esclude un generico riscontro di medesimi luoghi e analoghi tempi in cui
      sono vissuti. Parlavano la stessa lingua, vivevano nella stessa città, frequentavano
      comuni luoghi pubblici, dove circolavano discussioni incentrate soprattutto sulla
      sessualità e sul sogno.
      
      
      In proposito basta ricordare il grande influsso che ebbero su
      Oskar Kokoschka le teorie sul matriarcato di Jakob Bachofen; il notevolissimo successo
      editoriale di "Sesso e Carattere" di Otto Weininger (1903), un vero e
      proprio "best seller" con le sue trenta edizioni e le numerose traduzioni in
      diverse lingue; per non parlare infine delle eterodosse pratiche terapeutiche che un certo
      Otto Gross andava proclamando come "vere" soluzioni ai disturbi psichici legati
      alla sessualità.
      In questo ambiente è quasi automatico contestualizzare "la psicografia" che
      Alfred Kubin illustra nel suo romanzo "Laltra parte", pubblicato a Vienna
      proprio nel 1908. In questo lungo romanzo ancora simbolista, nel quale si racconta di
      Perla, capitale di un Regno del Sogno fondato dal misterioso Claus Patera, lanonimo
      protagonista, un artista vero e proprio alter ego dellautore, definisce la propria
      arte connotata da "uno stile frammentario, più scritto che disegnato, che esprimeva
      come un sensibile strumento meteorologico le minime oscillazioni del mio stato
      danimo"(Alfred Kubin, Laltra parte, Milano Adelphi 1993, p. 147). 
      E una interessante definizione che ben si addice a quello stile espressionista che
      appare proprio nel 1908 a Vienna e di cui Kubin si rivela attento osservatore anche quando
      accenna al genere artistico "erotico" alquanto apprezzato forse come diretta
      conseguenza o riflesso del dibattito in atto. Nel suo romanzo Kubin crea inoltre un
      artista antagonista, quel Castringius le "cui opere pornografiche erano molto
      richieste" perché "alla moda. Disegni come: Lorchidea voluttuosa
      feconda lembrione riscotevano moltissima ammirazione" (Alfred Kubin, Laltra
      parte, Milano Adelphi 1993, p. 195).
      
      
       
      Sappiamo quanto Freud si sia interessato allarte in generale, come dimostrano il
      saggio su Leonardo, dove interpreta psicoanaliticamente il sogno dellavvoltoio, e
      quello sulla statua del Mosè di Michelangelo per il mausoleo di Giulio II.
      Ecco perché è quasi ovvio constatare come, alla luce delle teorie freudiane, alcuni
      critici abbiano spiegato lespressionismo (da ex-pressio) quale risultato di
      un "pensiero inconscio" che turba "lartista nel suo intimo e sia
      quindi espulso verso lesterno per mezzo dellarte, onde turbare anche la mente
      del pubblico. La forma 
" così "
 è poco più che un involucro per i
      contenuti inconsci che il consumatore a sua volta libera dallinvolucro e
      scarta." Se si accettasse tale opinione lopera darte risulterebbe il
      comune luogo di proiezione delle pulsioni profonde e inconsce dello spettatore e
      dellartista: di Eros, listinto di vita, e di Thanatos,
      listinto di morte. 
      Ma per Freud larte non è un fatto meccanico e compito dellartista dovrebbe
      essere quello di sublimare, ovvero portare nel livello preconscio, i meccanismi
      inconsci, rendendoli comunicabili e comprensibili allo spettatore. Linconscio di per
      sé non ha alcun valore artistico e Freud cataloga espressionisti e surrealisti "come
      matti, perché sospetta che questi movimenti confondano" gli istinti primari
      con larte (da Ernst Gombrich, Freud e la psicologia dellarte, Torino
      Einaudi 1973, pp. 27 e 29).
      
      
      
      La posizione di Freud sullarte moderna appare così di evidente disinteresse, se non
      addirittura di repulsione per il contemporaneo. Malgrado la loro brevità, alcune sue
      lettere ci aiutano a comprendere perché considerava l'espressionismo e il surrealismo
      come non-arte.
      Il 21 giugno 1921, recensendo un opuscolo che il medico Oscar Psister gli aveva inviato,
      Freud scrive: Ho preso in mano il suo opuscolo sullespressionismo con curiosità
      fervida e con altrettanta avversione, 
 questi 
 individui non possono
      pretendere al titolo di artisti. 
      Il 26 dicembre 1922, commentando un disegno di un artista espressionista che gli aveva
      inviato Karl Abraham, Freud è ancora più diretto: Caro amico, ho ricevuto il disegno
      che presumibilmente dovrebbe rappresentare la sua testa. È spaventoso. 
Ho sentito
      dire 
che lartista sostiene di averla vista cosi. A persone come lui non si
      dovrebbe permettere di accedere ai circoli analitici perché essi illustrano in modo
      quanto mai sgradevole la teoria di Adler secondo cui sono precisamente gli individui con
      innati gravi difetti della vista che diventano pittori e disegnatori.
      
        
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           Salvador Dalì
 Autoritratto molle con pancetta fritta (1941)
 Figueras, Fundacìon Gala-Salvador Dalì
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      Nel 1938 Freud incontra a Londra il surrealista
      Salvator Dalì: Fino a ora ero incline a considerare i surrealisti, che sembra mi
      abbiano prescelto come loro santo patrono, dei puri folli, o diciamo puri al 95 per cento,
      come l'alcool... Sarebbe davvero assai interessante esplorare analiticamente le origini di
      una pittura del genere. Eppure come critico uno potrebbe
 dire che il concetto di
      arte resiste al fatto di essere esteso oltre il punto in cui il rapporto quantitativo tra
      il materiale inconscio e l'elaborazione preconscia non è mantenuto entro certi limiti.
      
      Freud sembra concludere che larte con il suo linguaggio "non verbale" e
      irrazionale, non consente lemergere terapeutico di tutte le pulsioni nascoste. Solo
      alcune idee inconsce sono comunicabili: quelle che possono essere adeguate alla realtà
      delle strutture formali condivise nella concezione del mondo del tempo e che per
      questo offrono la possibilità di dare un preciso significato espressivo allo stile,
      alla forma, alla struttura (da Ernst Gombrich, Freud e la psicologia dellarte,
      Torino, Einaudi 1973, pp. 2425).
      
      
      Cesare Badini - Freud e l'arte contemporanea (in Egon
      Schiele e l'espressionismo austriaco - 11° quaderno della Fondazione Antonio
      Mazzotta, a cura di ANISA Per l'educazione all'arte - Sezione di Milano. Mazzotta editore,
      Milano 2000).